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Sprechi alimentari, impatti non solo ambientali.

Trasformare gli sprechi in risorsa. Un paradigma dato spesso per scontato, ma che in fondo non lo è affatto se, numeri alla mano, si osserva ad esempio il settore alimentare che nel solo anno pre-Covid (2019) ha visto ben 931 milioni di tonnellate di alimenti (pari al 17% del cibo totale disponibile ai consumatori) finire nei bidoni dei rifiuti di famiglie, rivenditori, ristoranti e altri servizi alimentari. A rivelare questi numeri preoccupanti è un recente studio delle Nazioni Unite, condotto per sostenere gli sforzi globali nel dimezzamento degli sprechi alimentari entro il 2030. A “buttare” il cibo sono per lo più le famiglie, rivela il report dell’ONU, che scartano l’11% di alimenti, mentre servizi e punti vendita al dettaglio ne sprecano rispettivamente il 5% e il 2%. A livello globale vengono gettati 121 chilogrammi di cibo a testa l’anno, con 74 chilogrammi a livello familiare.
“Gli impatti degli sprechi – spiega l’ONU – non sono solo ambientali, ma anche sociali ed economici, e una loro riduzione porterebbe ad un taglio delle emissioni di gas serra, con una drastica riduzione della fame nel mondo”.
Sorprende che gli sprechi di cibo non riguardino soltanto i paesi industrializzati, ma si verifichino anche in quelli emergenti.

Gli interventi dei governi con nuove politiche sostenibili

Ecco quindi che, urge la ricerca di soluzioni per contrastare questo fenomeno. Serve darsi delle regole, come auspicato dall’Obiettivo 12 dello Sviluppo Sostenibile (OSS), che mirino a dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e di consumo, e a ridurre le perdite di cibo lungo le catene di produzione e di approvvigionamento. Una delle chiavi per risolvere il problema sembra essere in primis quella dello sviluppo di una sensibilità maggiore verso il tema, con i governi chiamati ad implementare maggiormente i programmi di riciclaggio dei rifiuti alimentari, mentre i cittadini dovrebbero iniziare a consumare tutti gli alimenti di cui si dispone in cucina prima di acquistarne altri.

I 15 consigli della FAO contro gli sprechi

A tal proposito, in occasione della prima “Giornata internazionale della consapevolezza della perdita e dello spreco alimentare”, tenutasi lo scorso 29 settembre, la FAO ha ricordato la necessità di trasformare e riequilibrare le nostre abitudini di vita.
“Per molte persone, lo spreco di cibo è diventato un’abitudine – ha spiegato l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura – si compra più del necessario nei mercati, si lascia che frutta e verdura si deteriorino a casa o ci si serve di porzioni più grandi di quelle che possiamo in realtà mangiare. Queste abitudini mettono a dura prova le nostre risorse naturali e danneggiano l’ambiente”.
In una breve guida per i consumatori, contenente 15 consigli su come ridurre gli sprechi alimentari, la FAO invita ad esempio a “conservare il cibo con saggezza, amando gli avanzi e riciclando i rifiuti alimentari”.
Il cibo va rispettato perché “ci unisce tutti”, inoltre “la riduzione degli sprechi alimentari consente di risparmiare tutte le risorse idriche necessarie per produrlo”. Fondamentale anche la dimensione sociale nella lotta agli sprechi: “Dona cibo che altrimenti andrebbe sprecato – ammonisce la FAO – utilizzando app in grado di connettere i vicini tra loro e con le imprese locali, in modo che gli alimenti in eccesso e in buono stato possano essere condivisi, e non gettati via”.

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