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Cosa sono i vaccini contro il cancro

I vaccini che tutti conosciamo, contro le malattie infettive, stimolano il sistema immunitario a riconoscere un agente esterno, normalmente un virus o un batterio, e ad agire contro di esso. Così, se successivamente alla vaccinazione contro un microrganismo entreremo in contatto con esso, il sistema immunitario lo riconoscerà, lo neutralizzerà e noi non ci ammaleremo.

I vaccini preventivi contro i virus associati ai tumori

Alcune malattie provocate da virus possono nel tempo portare allo sviluppo di un tumore: in Italia circa l’8 per cento di tutti i tumori è legato alla presenza di virus che, dopo aver infettato le cellule sane, danno il via a processi che portano alla formazione del cancro. Uno di questi è quello dell’epatite B (HBV) e il vaccino, disponibile già da diversi anni, difende dal cancro al fegato, estrema conseguenza di questa forma di epatite virale.

Un altro è il papilloma virus (HPV), trasmesso per via sessuale. Di questo virus sono noti molti ceppi e per alcuni di essi è stato accertato il legame con il cancro alla cervice uterina. Il vaccino, immunizzando contro l’HPV, protegge contro lo sviluppo di questo tumore che si sviluppa solo se c’è stata un’infezione da parte del virus. Il vaccino difende anche da altre neoplasie associate all’infezione: il papilloma virus risulta infatti associato al 47 per cento dei tumori del pene, alla maggior parte dei tumori della vagina e a una parte di quelli della vulva; è l’agente causale nell’80-85 per cento dei casi di tumore dell’ano; è un fattore di rischio per i tumori della testa e del collo e in particolare per quelli dell’orofaringe che coinvolgono le tonsille o la base della lingua (da I numeri del cancro in Italia 2019, AIOM, AIRTUM, Fondazione AIOM, PASSI, PASSI d’Argento, SIAPEC-IAP).

In Italia la vaccinazione è offerta gratuitamente nel dodicesimo anno di età alle femmine e nell’undicesimo ai maschi. In questo modo si punta ad avere una copertura vaccinale pari al 95 per cento della popolazione (oggi siamo sotto il 70 per cento nelle ragazze, e ancor meno per i ragazzi). L’obiettivo consentirebbe di raggiungere la cosiddetta immunità di gregge, ovvero una copertura ampia della popolazione che interromperebbe la catena dell’infezione e proteggerebbe anche le persone che per ragioni mediche (per es. allergia alle uova in cui crescono i vaccini o malattie del sistema immunitario) non possono essere vaccinate.

I vaccini terapeutici che combattono il cancro in modo diretto

Sono vaccini contro il cancro anche tutti quelli che si “ispirano” ai vaccini tradizionali, ma che, invece di addestrare le difese a proteggerci contro un microrganismo, le addestrano a colpire un determinato antigene che può essere parte di una cellula tumorale o una cellula intera. Un antigene è qualunque sostanza che stimoli una specifica risposta immune da parte dell’organismo.

I vaccini anticancro quindi non sono come i vaccini tradizionali che prevengono la malattia: sono trattamenti terapeutici che combattono la neoplasia quando è già presente. Sono concepiti per ritardare o fermare la crescita delle cellule tumorali, per ridurre la massa o prevenire una recidiva, o per eliminare cellule tumorali che non sono state uccise da altre forme di trattamento. Perché dovrebbero funzionare? L’idea è introdurre uno o più antigeni del cancro nell’organismo allo scopo di provocare una risposta immunitaria che possa uccidere le cellule tumorali. La ricerca in questo campo è attiva da molti anni, è molto complessa e i risultati sono ancora in fase di sperimentazione in piccoli numeri di pazienti.

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