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AIRC ricorda l’importanza della prevenzione contro i tumori femminili.

AIRC ricorda l’importanza della prevenzione contro i tumori femminili.

La salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente. In poche ma semplici parole, Arthur Schopenhauer racchiudeva così il senso e l’importanza dello stare bene prima di tutto. E, proprio con questo spirito, AIRC rilancia la sua campagna di sensibilizzazione nella prevenzione dei tumori, ricordando come un monitoraggio costante possa agevolare interventi tempestivi in caso di bisogno. Nella sua Guida Tumori, vengono menzionati dati, fattori di rischio e spunti molto utili che non lasciano spazio ad interpretazioni.  Del resto, i numeri parlano chiaro: in Italia, nel solo 2020, sono state 182.000 le donne a cui è stato diagnosticato un tumore, secondo le stime contenute nel rapporto dell’AIOM (Associazione italiana di oncologia medica), AIRTUM (Associazione italiana dei registri tumori) e PASSI (sistema di sorveglianza Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia). Il tumore più frequente tra le donne in Italia, pari al 30% del totale, è il carcinoma della mammella, seguito da quello del colon-retto e del polmone (con un’incidenza rispettivamente dell’11 e del 7%) e della tiroide e del corpo dell’utero (pari a circa il 5% ognuno).

 

AIRC ricorda che una diagnosi precoce e terapie sempre più efficaci hanno aumentato il numero di coloro che sopravvivono al cancro: oggi, a 5 anni dalla diagnosi, sono vive l’87% delle donne colpite da neoplasia al seno, il 77% di quelle che hanno affrontato un tumore al corpo dell’utero, il 68% di chi ha avuto un cancro della cervice uterina, il 40% delle donne cui è stato diagnosticato un tumore dell’ovaio. Per tutti i tipi di neoplasie, nelle donne la sopravvivenza a 5 anni è pari a circa il 63% rispetto al 54% per gli uomini.

I tumori più diffusi tra le donne

Il tumore del seno colpisce una donna su otto, e le diagnosi stimate per il 2020 sono 55.000. Nel 5-7% dei casi sono presenti fattori di rischio ereditari, cioè mutazioni genetiche trasmesse dai genitori che aumentano il rischio di sviluppare questa patologia. Le mutazioni più frequenti sono quelle dei geni BRCA1 e BRCA2. L’87% delle donne colpite da un tumore al seno è vivo a cinque anni dalla diagnosi. Questa percentuale era dell’81% vent’anni fa, un chiaro segnale dei progressi fatti grazie alla diagnosi precoce e alle terapie.

 

I tumori del corpo dell’utero sono nella maggior parte dei casi adenocarcinomi

che si sviluppano dalle cellule dell’endometrio, meno frequenti invece sono i sarcomi uterini che originano dal tessuto connettivo o dallo strato muscolare dell’endometrio. Questa neoplasia è la più frequente tra quelle dell’apparato genitale femminile e la quinta tra quelle che colpiscono le donne.

La prevenzione primaria

Nella prevenzione primaria rientrano le vaccinazioni contro i virus responsabili dello sviluppo di tumori specifici e i comportamenti che proteggono la nostra salute in generale, come l’astenersi dal fumo, un’alimentazione equilibrata basata sulla dieta mediterranea e il costante esercizio fisico. Attraverso stili di vita salutari adottati fin da bambini, in Italia ogni anno si potrebbe evitare il 40% circa dei tumori, oltre 149.000 casi (fonte AIOM).

 

 

Il fumo è il più importante fattore di rischio per i tumori: oltre a quello del polmone è associato ad almeno altri 17 tipi di cancro, compresi quelli di seno, ovaio e cervice uterina. Meglio non iniziare mai, ma per chi smette i benefici sono tanti e alcuni sono visibili in poco tempo. Infatti, nel giro di due mesi dall’ultima sigaretta si attenuano le rughe e la pelle riacquista tono e luminosità. Uno studio dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, guidato da Ugo Pastorino e sostenuto da AIRC, ha rivelato che smettere di fumare a qualsiasi età riduce del 30-40% il rischio di morire per cancro del polmone, mentre servono 10-15 anni di astensione per far tornare il rischio di carcinoma polmonare allo stesso livello di chi non ha mai fumato.

 

3 tumori su 10 sono causati da un’alimentazione non equilibrata. Per questo è importante  limitare il consumo di alcol, carni rosse e lavorate, bevande zuccherate, cibi confezionati ricchi in grassi, amidi e zuccheri, e preferire cereali integrali, legumi, frutta e verdura. Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF – World Cancer Research Fund) raccomanda di mangiare ogni giorno almeno 30 grammi di fibre e 400 grammi di frutta e verdura. In generale, è fondamentale tenere sotto controllo il proprio peso. Dopo il fumo, l’obesità è considerata infatti il più importante fattore di rischio per il cancro e in Europa è responsabile del 9% circa dei tumori.

 

La sedentarietà, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sarebbe responsabile di una percentuale di neoplasie compresa tra il 9 e il 19% circa. Chi pratica con regolarità esercizio fisico – si calcola da mezz’ora a un’ora di attività aerobica moderata-intensa, almeno 5 volte alla settimana – abbassa del 7% circa il rischio di ammalarsi di tutti i tipi di neoplasie. Inoltre, nelle donne si riduce del 21% la possibilità di essere colpite dal tumore dell’endometrio e del 10% quella di contrarne uno al seno. I dati, emersi da un importante studio del National Cancer Institute statunitense su oltre 1,4 milioni di persone, sono stati pubblicati sulla rivista JAMA nel 2016.

 

È bene ricordare che le cure contro i tumori possono compromettere temporaneamente o in modo permanente la fertilità. Per questo è fondamentale che le donne giovani colpite da un tumore si affidino a centri oncologici con équipe formate da diversi specialisti, in grado di offrire entro 48 ore dalla diagnosi una consulenza sulla strategia di protezione della fertilità più appropriata.

La prevenzione secondaria: gli screening oncologici

L’obiettivo è scoprire che un tumore si sta sviluppando prima che dia sintomi, perché così vi sono maggiori possibilità di curarlo. In Italia gli esami di screening offerti gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale sono tre, per la diagnosi dei tumori del seno, della cervice uterina e del colon-retto. La pandemia di Covid-19 ha rallentato sensibilmente gli screening (oltre 2 milioni in meno nei primi nove mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019). Ora l’oncologia italiana sta compiendo un grande sforzo per recuperare il tempo perduto e invita tutti ad aderire agli screening senza timore.

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