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La donazione di sangue ai tempi del covid-19

Questo periodo non potrà essere facilmente dimenticato: il 2020 sarà ricordato come l’anno del COVID-19, ma probabilmente anche dell’avvio di un cambiamento per tutti noi.  In questi giorni sentiamo parlare di “FASE 2”, del dopo lockdown, di come niente sarà più come prima.

Tutto corretto, ma esiste anche un oggi da gestire, esistono le situazioni individuali da supportare e i bisogni essenziali da soddisfare.  Parlare di “Fase 2”, o come la nostra società sarà cambiata non vuol dire ignorare i problemi e distogliere l’attenzione alle soluzioni necessarie e inderogabili.

I volontari dell’AVIS lo sanno bene.  Abbiamo raccolto il contributo di Sergio Casartelli, Direttore Generale dell’Avis Comunale di Milano.

“Eravamo ancora nel pieno della classica influenza invernale, quest’anno il picco leggermente in ritardo è arrivato a fine gennaio che per Milano significa, come ogni anno, una carenza di unità di sangue necessarie per gli interventi chirurgici programmabili.

Ed ecco il nuovo nemico, il Covid-19, che in attimo riempie gli ospedali e le rianimazioni. Un nemico che sconvolge tutto, che cambia i parametri consueti della sanità: non si tratta di qualche ricovero, ma di numeri importanti. In poco tempo le sale operatorie, che non vengono utilizzate se non per interventi non rinviabili, si trasformano in sale di terapia intensiva.

Una sanità “rovesciata”: in ospedale non si opera, si aiuta a far respirare per tentare di salvare quelle vite. In ospedale il paziente entra da solo senza il consueto conforto dei parenti, sostituito dalla compassione del medico o dell’infermiere che talvolta lo accompagna nell’ultimo respiro.

E in quei primi giorni ecco assordante, dai giornali, dalle TV, dalle radio, l’appello ai cittadini di donare sangue.

Certo eravamo in emergenza sanitaria, anche se non per colpa del coronavirus, ma per le limitate scorte tipiche del periodo di inizio anno, e come sempre quando vengono a mancare anche pochi donatori si finisce in ginocchio, e ci si deve appellare a giornali e TV. L’appello ha funzionato in quelle settimane, come sempre quando rimbalza con insistenza a livello nazionale, come altri appelli hanno funzionato in passato, al punto da portare maggiori adesioni rispetto alla capacità effettiva in tempi immediati.

Ma poi? Terminata l’eco, di giornali e TV, siamo in breve tempo tornati in difficoltà. Gli appelli funzionano ma non resistono al tempo, difficilmente alimentano la cultura sociale delle persone.

AVIS Milano avrebbe dovuto raccogliere nelle due settimane precedenti la Pasqua 60 unità di sangue al giorno, ne ha raccolte 30 al giorno la prima settimana e 40 la settimana di Pasqua. Le prenotazioni alla donazione nella settimana successiva confermano una media di 30 donazioni al giorno.

Quindi, non c’è proprio da stare tranquilli! Proviamo anche a pensare all’impatto violento che capiterà il giorno in cui gli ospedali torneranno ad essere luoghi di cura e di interventi chirurgici normali, non solo ospedali Covid-19. Proviamo a immaginare l’impatto del recupero degli oltre 4.000 interventi chirurgici ad oggi rinviati, proviamo ad immaginare il numero di unità di sangue necessario a sostenere un tale impatto. Non si riesce nemmeno ad immaginarlo. Non si riesce nemmeno a ipotizzare un nuovo ravvicinato appello per mancanza di sangue. Chi potrebbe ascoltare? Chi non ha aderito ieri come potrà convincersi?

In Italia i cittadini potenzialmente idonei, per età e salute, a donare sangue sono oltre 26 milioni, ma donano in meno di 2 milioni. Perché?

Certo la donazione è un atto volontario, ma consente alla sanità di curare e di operare e ha un valore sociale reciproco: oggi dono perché in caso di bisogno tu possa curarti e, reciprocamente, affinché tu possa farlo, domani, per me in caso di bisogno.

Con questa consapevolezza Banco BPM, che da diversi anni collabora con AVIS per la donazione del sangue direttamente in azienda presso le sedi milanesi, invita i propri 22.000 collaboratori a prenotare la donazione di sangue presso i centri trasfusionali più vicini, ampliando la platea di dipendenti che potenzialmente possono contribuire a colmare il fabbisogno degli ospedali in tutta Italia.

Il Covid-19 ha messo in dubbio molte certezze che ciascuno di noi aveva, ma di sicuro non la consapevolezza che abbiamo bisogno l’uno dell’altro per vincere le sfide più importanti.

Si ringrazia Sergio Casartelli, Direttore Generale di Avis Milano, per il prezioso contributo.

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